Nora e le altre

PREFAZIONE

Parole come pennella te che evocano immagini, suscitano emozioni...

Le molteplici donne che emergono sono protagoniste di sensazioni forti che hanno segnato momenti importanti, significativi della vita di un'unica donna...

Nel 2000:il mondo le è crollato addosso, nel 2001: una lenta rinascita...

Il computer è entrato nella sua vita e l'ha stregata. Il suo percorso tra gli uomini ha avuto una brusca e tragica interruzione. Si sentiva soffocare, niente aveva più senso, anche i panorami più belli non avevano più colore; I cibi prelibati nessun gusto, le cose intorno stranamente indifferenti.

Si era resa conto che il tempo non aspetta nessuno e allora l'aveva afferrata una strana frenesia di fissare pensieri che altrimenti sarebbero andati perduti.

Mentre scriveva qualche volta piangeva e si stupiva di commuoversi di qualcosa che le apparteneva.


LE TRE GIOVINEZZE

L'immagine di Santa Teresa delle Rose ha benedetto la nascita di una bambina che in una fredda città del nord Italia ha iniziato il suo cammino.
Il calore di papà, mamma ed un fratellino l'ha avvolta nel primo periodo della sua vita: appunto la sua proma giovinezza.
E' la storia di una donna che non è mai stata grande né piccola. E' cresciuta, ha lottato, ha perseverato con pazienza, forza, costanza conservando dentro un'energia che l'ha fatta sempre sperare e sognare.
L'incontro con l'amore l'ha resa nuova, vera, ma non meno giovane: questa è stata la sua seconda giovinezza.
La vita con quest'upmo, i figli, non hanno intaccato il suo ottimismo nonostante gli inevitabili momenti neri.
Con un cuore di fanciulla ha affrontato la perdita dell'uomo amato, la solitudine, il silenzio inesorabile di una grande casa vuota.
Ora è rimasta lei con il suo coraggio a chiedere a se stessa e a quanti l'ascoltano: Sarà questa la mia terza giovinezza?
Il mondo intorno è immenso e a volte irraggiungibile, ma destandosi il mattino, sente sempre la gioia di essere sveglia e cominciare una nuova avventura
Tredici gatti neri sotto la scala

CAPITOLO  PRIMO

Tutto iniziò a novembre quando Lucy Garfield correva in un ritardo terribile e saliva di corsa i pochi gradini che la separavano dal  grande portale nero.
Prese il battente, più volte colpì e rimase in attesa che Clarence, lo strano portiere, abito scuro,penetrante lo sguardo, le dicesse con gelido tono:” Siete in ritardo, il notaio vi attende e mi sembra nervoso.”

La pioggia sottile aveva bagnato le vesti, i capelli che intrisi di gocce  le  davano un’aria  infreddolita.

Lucy di corsa,con piccoli passi,affannata, trovò l’uscio socchiuso dello studio ed entrò veloce, ma la voce profonda del notaio Gerald Thorn le disse:”hurry up…get in… che aspetti?

Ti devo parlare di qualcosa di veramente importante!
Sai, una nuova cliente mi fa domande circa la possibilità di una eredità legata a strane clausole.
La persona in questione  è una vecchia signora che vive vicino a Hyde Park .
Nancy Madras ora Mrs.Newbridge, è stata in passato una stella del Moulin Rouge  e credo abbia conosciuto artisti,poeti ed abbia amato, ricambiata, un famoso pittore,un certo Lucien Carnot.

Pare invece che il suo vero nome fosse Robert Wilson, rampollo di una famiglia della piccola nobiltà londinese.
“Lucy,dovresti contattare un investigatore per raccogliere tutte le informazioni riguardanti la famiglia di questo pittore”.
“Va bene. Me ne occuperò subito.

Posso avere gli incartamenti che le ha spedito Mrs Newbridge e le lettere che parlano della vita parigina dei due amanti?”
“Sì. Lucy,ti prego, datti da fare e fammi sapere al più presto quanto ti riferirà l’investigatore.
Mrs. Nancy mi ha promesso un forte anticipo ed è chiaro che la cosa vuole sia risolta al più presto anche perché sono anni che avrebbe voluto reclamare ciò che è suo di diritto, vista l’esistenza di un testamento olografo”
Lucy si diresse immediatamente nel piccolo studio attiguo a quello del suo “capo” ed iniziò a fare ricerche in una serie di opuscoli che conservava nel cassetto della sua scrivania dove esisteva un elenco di noti investigatori della città.

Alcuni li aveva già contattati per casi precedenti,ma ora sentiva che avrebbe dovuto rivolgersi a qualcuno di molto particolare che avesse l’acume e l’eleganza necessaria per condurre un caso così misterioso e affascinante.

Le storie d’amore tragiche e romantiche erano sempre state la sua passione. La vicenda poi della storia d’amore della ballerina e del pittore le dava degli strani brividi e rileggendo le lettere dei due amanti avrebbe  vissuto le loro emozioni.

Stava ancora scartabellando una serie di carte,quando Gerald le disse che se ne andava e che lei avrebbe dovuto fare altrettanto,ma Lucy gli rispose,un po’ trasognata che sarebbe rimasta ancora e poi avrebbe chiuso lo studio.
Sprofondata nella sua poltrona, vicino alla finestra che dava sul giardinetto retrostante la casa, si immerse nella lettura della prima lettera della loro cliente da cui si intuivano molte cose del passato di questa donna.
Nancy non era mai stata bella, ma sapeva ballare  nel modo che esprime come una donna si offre nel rapporto d’amore e Lucien, il pittore, ad un piccolo tavolo del Moulin Rouge, un poco lontano, la guardava e vedeva le movenze sue così eloquenti.
Mentre la disegnava, sentiva di fare l’amore con lei e ogni sera le offriva un pezzo di quella tovaglia su cui disegnava.

Nancy rideva e non capiva e dava un piccolo bacio a quel signore gentile che non conosceva,ma poi una sera, Lucien le aveva detto vieni e l’aveva portata con sé nella squallida piccola stanza dove consumava da solo le notti.

Si erano amati e Nancy non aveva visto che l’arte di lui non certo il suo corpo che era brutto in un modo però  sensuale…l arte che dentro di lui bruciava, gli aveva suggerito le giuste carezze che avevano fatto conoscere a lei l’amore che entra nel sangue e non abbandona.
Era una strana coppia!
Il pallore di lei così adatta all’amore e le voglie di lui l’avevano resa speciale  nelle immagini che erano ogni volta più belle,in virtù delle sue magiche dita.
La ballerina e il pittore erano stati protagonisti  di una bellissima storia d’amore.
Era la sua ispiratrice e il pittore se ne era  perdutamente innamorato.
Lucy doveva  ritornare a casa.
Si alzò di scatto,chiuse tutto accuratamente e corse via con un fascio di carte sotto il braccio seguita dallo sguardo impassibile del loro compassato portiere.
L’indomani  tornò in studio con le idee più chiare sulla scelta prima di tutto dell’uomo che avrebbe dovuto contattare i componenti la famiglia Wilson,parenti di Robert Wilson, alias Lucien Carnot.
Gerald sapeva di poter contare sulla sua segretaria che annotava con scrupolo qualunque cosa le dicesse.
“Sai Lucy, la invitiamo a venire in studio tra una settimana così lei esporrà il suo caso.
Hai contattato  un investigatore che ti aiuti a ricostruire la storia nei dettagli?”
“Lo farò oggi stesso. Andrò da lui nel pomeriggio. Ho già preso appuntamento”
Il notaio  guardò fuori gli alberi alti, snelli in lunghi filari a incorniciare un viale qualunque.
Lucy,una luce negli occhi, pensosa, in fretta concluse il lavoro e al solito orario,salutò il suo “boss” che da  tempo ammirava in silenzio, ma che spesso odiava per l’ intransigenza che non lasciava spazio a quella parola che avrebbe modificato un rapporto da anni  implacabilmente senza imprevisti.

Erano le l9.30 e Lucy uscì come al solito di corsa ,le lettere in mano da impostare al più presto e quasi correndo,la sciarpa al vento, i capelli castani un poco arruffati,il viso da brava ragazza di cui ci si fida sempre.
Intuita la storia della vecchia signora, avrebbe voluto incontrarla per capire come può un’artista diventare una tranquilla borghese che attende un’ eredità favolosa e per questo  nasceranno mille ostacoli…

LONDRA…venerdì…18 ottobre 2002

Olga, autrice di gialli, money-less, la borsa jeans a tracolla, il fedele lap-top stretto nella mano destra, si dirige verso il solito pub ogni venerdì sera.E’ arrivata a Londra da due settimane ed è  riuscita a scrivere un solo capitolo. Cerca disperata l’ispirazione e Larry le ha appena  servito il  solito boccale di birra scura. Apre il lap e sta prendendo appunti. A due tavolini da lei scorge un giovane viso intenso, occhi lucidi grandi forse verdi,labbra morbide.Lui la guarda, le sorride e solleva lievemente il suo boccale come per salutarla.Olga dice “hi”e lui si alza e si avvicina. Si presenta. “Rick Nickleby del Times giornalista,cronaca nera”. “ Olga Pagliari” “Cosa stai facendo? Scrivi per qualche giornale?” “No, sono italiana e voglio  scrivere un giallo molto particolare” Sono molto istintiva. Abito vicino a Kensington Gardens e ho trovato in un vecchio cassettone in casa della mia affittacamere ritagli ingialliti e consunti
di vecchissimi giornali dell'epoca post-vittoriana che riportano la notizia di un singola assassinio.
Sto tentando di ricostruire questo strano caso.
Mi potrai aiutare molto visto che ti occupi di cronaca nera.
Cosa ne dici?"
"Dammi il capitolo. Incontriamoci qui at 9 p.m. on Friday next e ti dirò cosa ne penso ok?"
"Hi Rick see you next week,same time same place.
Si guardano, si sorridono, si salutano.
 
 
Fare l'amore come i ricci

PREFAZIONE

Amore, passione, solitudine... i sentimenti che affiorano tra le righedi queste poesie, sapientemente intrecciati e quasi sussurrati fino alle nostre orecchie.
L'amore desiderato, perduto, sperato, immaginato, filtrato.
L'amore che si dona senza annullarsi, l'amore che riesce ad annullare senza farlo. E poi ancora il desiderio di essere riconosciuti tra la folla e la paura di non incontrarsi mai.
"Parole perfette, cercate, amate, come note solitarie che aspettano di essere unite nell'armonia di universi esclusivi".
Una serie di immagini che fanno pensare e ci strappano comunque un sorriso; bellissima la metafora della margherita, ignara nel prato dei sogni proibiti che sà di poter perdere il confronto con una rosa, ma spera ugualmente qualche attenzione seppure da parte di uno spiritello maligno.

                                                                        Claudia Magistri


MI  E' RIMASTA UN'ICONA...

La Dea vestita di nero è passata,
lo ha rapito...

Una stanza fredda, rettangolre, spoglia
mai potrò dimenticare...

La sagoma scura, il volto adorato,
le mani, quelle mani...

Le mie dita hanno toccato le sue,
hanno sfiorato il suo corpo
in ultimo saluto.

La pelle e le labbra che la Parca crudele
ha private del loro calore
ho voluto baciare.

Quel gelo mi è entrato nell'anima,
ma voglio fugare i tristi pensieri
e seguire percorsi insieme sognati.

L'azzurro è lontano,
le nuvole ardenti aspettano
di essere cavalcate.

Come centauri alati
dal mio guerriero invincibile
alla ricerca di stelle.

Non depositarie del senno di Astolfo,
ma di desideri sognognati,
di momenti incompiuti...

Che la Parca crudele
ha tragicamente interrotti
lasciando la sposa straziata,

l'amante privata,
l'anima tremante di fanciulla smarrita
protesa verso il mistero di mondi incantati.

Ho sperato di rubare quel gelo
che come neve perenne si è sciolto
nel mio respiro caldo, gonfio d'amore.

Il distacco non era previsto
nella follia di vagheggiare
mondi astrali lontani

dove continuare la vita insieme
a cavallo di nuvole ardenti,
leggere come centauri alati...

in folle corsa per esplorare
non un solo universo,
ma mille mondi sognati...

popolati di piccole stelle
depositarie non del senno di Astolfo,
ma di follie non vissute...

di desideri insoddisfatti,
ma il tempo tiranno, crudele
si è fermato...per Lui...

cavaliere, invincibile guerriero,
generoso, incosciente
sapeva solo donare...

non voleva chiedere,
sognava solo
di essere amato sempre.
 
Il gabbiano e la valigetta nera

PREFAZIONE

Giallo dai risvolti psicologici legato al mondo della legge.
L'incontro tra due grandi personaggi tormentati per motivi diversi, ma forse con un comune denominatore: quello che si è disposti a fare o non fare, a credere o non credere per amore, ancora una volta tema principale di un'opera di Maresa Baur con tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare.
L'ambientazione si snods tra Napoli e le Sicilia con pittoresche descrizioni oltre che di realtà quotidiane ( piccoli fotogrammi dei tempi moderni ), di paesaggi di mare e resti archeologici dove sembrano aggirarsi fantasmi del passato ( che tanto passato forse ancora non è...) come l'ombra di un gabbiano che non riesce a spiccare il volo come dovrebbe...
Un romanzo che si legge con la curiosità di risolvere quanto prima il rebus: storia circolare abbastanza intrigante.
Interessanti i dialoghi, coinvolgente ed esauriente la narrazione.

                                                                        Claudia Magistri


CAPITOLO PRIMO: EDGARDO INCONTRA MARUSKA

Chi è Edgardo?
Ha buttato via una vita dorata. Perchè ha scelto la via più difficile.

Hanna Maruska Eschembach suonò al citofono del mio studio nel tardo pomeriggio di un venerdì di fine luglio.
Fu il suo nome esotico ad incuriosirmi tanto da concederle un appuntamento insolito nei fine settimana...
Avevo ascoltato la sua voce qualche giorno prima...
Quell'accento vagamente straniero ed il tono agitato mi avevano incuriosito.
"Parlo con l'avvocato Edoardo Pratolini?"
"Edgardo" la corressi, "Edgardo Pratolini".
Lo dissi in modo spazientito.
Troppe volte avevo dovuto correggere quel continuo storpiare un nome non certo difficile.
Anche il quell'occasione emerse la mia naturale insofferenza mentre dall'altra parte del telefono una voce femminile mi chiedeva con insistenza un'appuntamento.
Non volle aggiungere altri particolari nè io glieli chiesi.
" Di solito il venerdì pomeriggio non lavoro" avevribattuto, sperando di scoraggiarla.
"Si tratta di un caso urgente, la prego!"
Lo disse in modo supplichevole e, quando aggiunse che stava correndo un pericolo udii un piccolo singhiozzo...
Fu in quel momento che cambiai di colpo il mio atteggiamento.
Avevo, infatti, accettato ed ora, al suono del campanello, sobbalzai, allungando la mano verso la cornetta posata sul tavolo della mia scrivania.
Era una delle mie abituali giornate indolenti in cui il pensiero di incontrare qualcuno cominciava ad infastideirmi.
Strano per uno che nei rapporti con i clienti avrebbe dovuto dare il meglio di se stesso.
Era passato da tempo quel periodo...
il disordine rgnava nello studio unito alla polvere sulle pratiche che giacevano da mesi abbandonate.
Sentii di nuovo quella voce che aveva catturato la mia attenzione...gli stessi accenti che all'altro capo del filo del telefono sempre più incerti...
"A che ora mi può ricevere?"
"Fra un'ora allle 17.30" risposi drizzandomi sulla poltrona come in attesa di altre parole...
"Grazie, a fra poco", balbettò prima di riattaccare.
Clara, la mia segretaria non veniva il fine settimana e di conseguenza non avrebbe potuto mettere un pò d'ordine, ma all'improvviso sentii quasi l'obbligo di farlo io.
Decisi di riordinare come potei, indossai la giacca di lino chiaro un pò stropicciata, accorgendomi, davanti al piccolo specchio del bagno, d'aver il viso non sbarbato.
scrollai le spalle e mi pasai velocemente le mani tra i capelli.
Perchè questo nervosismo? Lo ignoravo.
Seduto alla mia scrivania, cominciai a riguardare una vecchia pratica lasciata in sospeso.
Il campanello di ingresso suonò.
Aprii la porta e davanti a me stava una ragazza molto alta, una pelle chiarissime, con gli occhi lievemente arrossati, tipici delle donne bionde ed i capelli molto ricci e lunghi.
"S'accomodi, la prego", dissi, profondamente colpito indicandole la poltrona.
Ci trovammo uno di fronte all'altra.
"Posso cominciare?", chiese chiese con voce incerta.
"L'ascolto" risposi e senza volerlo, guardai le sue mani così bianche e sottili.
Avevo notato la grazzia con cui le aveva appoggiate in grembo.
Con un sospiro iniziò a raccontare lentamente...
Aveva sollevato quegli occhi incredibili ombreggiati da ciglia chiarissime e mi stava fissando.
"Da alcuni giorni sono ospite in una pensione non molto lontano da qui all'inizio di questa via e la padrona che la conosce molto bene, mi ha suggerito di rivolgermi a lei per quello che mi sta capitando"
Tossì lievemente prima di proseguire.
"C'è un uomo nella casa di fronte, un tipo di mezza età ad occhio e croce.
A detta dei vicini pare sia un pregiudicato che ha avuto diverse condanne per uso di stupefacenti e piccolo spaccio.
Ogni sera resta incollato alla finestra e mi scruta; sento d'essere continuamente osservata da lui. E' arrivato addirittura ad usare un binocolo, ma la cosa più preoccupante è come abbia scoperto il mio numero di cellulare... non fa altro che mandarmi messaggi sempre più insistenti con provocazioni... le lascio immaginare quali".
Adesso l'accento della voce pareva più concitato, come se raccontare quel fatto le procurasse imbarazzo.
"Le confesso, avvocato, che sono molto spaventata. Ieri pomeriggio il tono dei messaggi era diventato minaccioso. Se non accetterò di incontrarlo, temo possa farmi del male. Non sapevo a chi rivolgermi.
La padrona della pensione, la signora Celestina, mi ha suggerito di venire da lei prima di andare alla polizia. Mi dia un consiglio, la prego, non vorrei che denunciandolo le sue minacce diventassero più gravi e mi facesse male davvero.
Lei è molto conosciuto nel quartiere e magari è in grado di risolvere la questione senza grossi problemi.
Mi aiuti, non si preoccupi per il denaro, la pagherò! Dovessi..."
E così dicendo accavallò lentamente le gambe in un modo però triste e lento, titubante e stranamente pudico ed incerto.
l'avevo ascoltata con interesse anche se mi ero accorto che c'era qualcosa di strano in lei, non sincero.
Senza aspettare una risposta all'improvviso si alzò in piedi, infilò di scatto una mano nella piccola borsa che portava a tracolla.
Estrasse un revolver e, stendendo il braccio gli occhi di ghiaccio improvvisamente duri e con un lampo quasi di follia sparò una, due, tre volte...
Mi stavo alzando quando le pallottole mi colpirono sbattendomi con violenza contro lo schienale della poltrona.
Cercai di rizzarmi di nuovo in piedi, ma era impossibile, il dolore era fortissimo e la vista si stava annebbiando.
Feci appena in tempo a scorgere il sangue che fuoriusciva e stava innondando la camicia bianca. Mi portai una mano al fianco destro e mi accorsi che era bagnata... tutto si stava velando come in un sogno.
Percepii appena la figura esile di lei che si girava di scatto e offriva al mio sguardo l'immagine dei suoi fianchi perfetti che non avevano perso l'andatura felina di una vera femmina.
In un baleno guadagnò luscita lasciando la bocca aperta a me semisvenuto, accasciato sul ripiano della scrivania...

Mi risvegliai molte ore dopo e la prima cosa che mi apparve nella nebbia dell'anestesia fu l'immagine di Clara in piedi accanto al letto dell'ospedale.
Clara, mia affezionata segretaria, conversava con uno dei medici che mi avevano operato.
Era stata la prima ad accorrere al mio capezzale, quasi colta da un senso di colpa per non esserci stata.
Lei non veniva mai il venerdì pomeriggio e così era stato Antonio, il portier, a scoprire il mancato delitto.
Lui era uscito dalla guardiola quando aveva visto passare quella splendida donna che scendeva di corsa giù per le scale.
Tuttavia non era riuscito ad intravvedere molto di leiperchè portava un foulard nero sui capelli e grandi occhiali scuri.
Incuriosito salì le scale ansimando per la sua mole e per l'evidente difetto ad una gamba che lo costringeva a zoppicare.
Antonio era arrivato fino al secondo piano, il mio.
La porta era aperta e mi aveva chiamato:"Avvocato Pratolini...", ripetè varie volte , ma non ottenne risposta.
Sapeva che Clara non c'era ed entrò.
Non gli ci volle molto per accorgersi della situazione.
Era un uomo avvezzo alle emergenze e quindi capì che l'unica cosa da fare era chiamare un'ambulanza.
Era spaventato, ma si preoccupò anche di non allarmare gli altri pochi inquilini di quel piccolo condominio alla periferia di Napoli...

Napoli, città di grandi avvocati, brillanti attori, personaggi estroversi come solo i napoletani sanno essere, città capace di tutto, artefice e vittima insieme di una malavita sommersa e di una povertà congenita dove vigeva da sempre l'arte di arrangiarsi.
Cità dove si diventava importanti in poco tempo, ma altrettanto facilmente si cadeva ed era un precipitare senza fine...




 
Giada ha paura dell'edera verde

PREFAZIONE

Queste sono le avventure di Giada.
Nate dalla mia fantasia, hanno tutte un fondo di verità. Dovrei lasciare il dubbio nei miei lettori, ma temo che qualcuno possa non capire dove vive, chi è in realtà, chi è Elios. E gli altri personaggi?
Immaginate che anzichè scrivere il diario delle mie emozzioni ne abbia offerta ogni giorno una pagina.
Non voglio svelare segreti, vi posso solo dire che i personaggi sono veri e tutti viventi con i loro vizzi e virtù.
Persino alcune parole sono state veramente pronunciate così come le ho riportate.
Ogni piccola storia racconta l'avventura di un giorno ed esse rispettano un esatto ordine cronologico.
Ho voluto creare magia intorno alla vita normale di una donna che sogna anche in situazioni banali.
Il bosco è il mondo di Giada ed è popolato di ninfe, gnomi, folletti, elfi, fate e animali.
I personaggi sono appena accennati, solo presentati.
Alcuni saranno ancora incontrati, altri no, ma ce ne saranno diversi.
Anche nella vita ci sono mille incontri che non si ripetono più.
Pochissimi si ricordano e diventano importanti.
I protagonisti sono troppo misteriosi per esserchiaramente descritti.
Ogni lettore potrà dedurre ciò che meglio crede.
Poi starete a vedere perchè sarà una storia lunga ed anche io non posso prevederne la fine.
Sono viventi ed hanno intenzione di amare, lottare e sognare per molto tempo ancora.

                                                                        Maresa Baur


STORIA 1 : GIADA INCONTRA ELIOS

La Quercia, coloratissimo rifugio
di pensieri, speranze,paure
dissolte da slanci vitali...

La grande quercia ospita una ninfa sola, esserlo è sua volontà.
Vive circondata di fiori e sente con gioia il rumore del mare non molto lontano dal bosco.
La spiaggia segna il confine ed è piena di conchiglie.
Giada le unisce in collane e  le accosta alle orecchie turbata da mille strani rumori.
Sogna, parla alle nuvole, sorride al cielo quando ELIOS compare.
La prima volta lo incontrò per caso.
.Su una grande foglia scrisse un verso per lei.
La piccola ninfa la raccolse e decise di conservarla in un cesto di rose.
La foglia rimase con le altre e insieme seccarono, ma il verso restò intatto.
Aspettava sempre quelle foglie mosse dal vento dei suoi desideri e con esse i pensieri di lui che abitava l'altra parte del sogno
.Entrambi avevano la loro favola da narrare agli gnomi del bosco.
Essi sono la folla di chi sa ascoltare, ma di chi è indifferente e bisogna svegliare con parole che arrivano al cuore  con il linguaggio universale dell'amore per le piccole e grandi cose del mondo.
L'intreccio di foglie continua.
Nasce così lentamente un sentimento speciale, con battute e risposte a volte pungenti.
I due giocano a fare gli amanti  spesso ardenti.
Si salutano e si mandano baci.
Le frasi intriganti li invitano a dialoghi  lunghi, pieni di attese, ma Elios spesso si arresta e sgrida la piccola ninfa che trema, sospira e vuole capire.
Sogna parole roventi, stuzzica il suo nume segreto e chiede incontri sperando di scorgere finalmente il suo viso.
Elios l'accontenta ,ma le dona l'immagine sua riflessa in uno specchio fatato che fata Dolcina gli ha donato.
La piccola Giada  lo ammira e lo guarda alla luce della Luna che gelida ghigna e le dice:
"Mia cara ti illudi! Il bel Elios è preda di una giovane fata che dicono sia molto bella.
Sembra accudisca il tuo nume e controlli ogni suo respiro al risveglio di ogni mattina.
Lucidi i suoi raggi dorati con cura segreta".
La piccola Giada infelice vorrebbe parlare.
Non osa ,ma non crede al la  fata nascosta.
Un attimo di silenzio
Il gelo di una lunga notte si protrae nel tempo.
I giorni diventano notti perché il sole non si alza nel cielo.
La ninfa gentile non riceve più le sue foglie e guarda le altre raccolte nel piccolo cesto di rose.
Il profumo è rimasto e lo annusa in ricordo di un nume che ora non sente.
Danza nelle notti di luna nel prato dei suoi desideri.
Lancia nell'aria le foglie che invia ad altre sorelle.
Il coro si ode nel bosco della vita di tutti gli gnomi che tali rimangono se non sanno sognare.
Alcuni guadagnano un paio d'ali  e volano fuori a rivedere la luce del sole.
Sono coloro che osano essere vivi e  cercano altre ninfe gentili.
Ma Giada non ama nessuno.
Ogni giorno alza i suoi occhi in alto sperando in un cenno da lui.
Un giorno diverso dagli altri esce dalla sua quercia.
S' accorge degli alberi spogli e vede un tappeto di foglie.
Su ognuna è scritto quel verso che lei ben ricorda.
Solo il suo desiderio lo vede perché è successo qualcosa…
Elios all'improvviso la chiama.
Ricomincia l'incanto come se mai fosse stato interrotto.
Si nasconde.
Non ha nome
Ha un solo nome: è magia…
E' l'animale sincero che esprime le voglie normali di un uomo ad una donna che trema.
Sa di essere Giada, sicura che lui sia Elios a cui andrà incontro leggera.
Sul letto di foglie giacerà senza veli, felice di essere sua, mostrando i  seni e il  collo, le mani verso di lui leggera  toccando dove lui lo desidera e sfiorando dolcemente le labbra.
Il dolce sapore dei baci sarà la sua musica e quella di lui durante il momento fatale in cui i due amanti saranno col cuore e la mente vicini e solo così sentiranno il profumo dell'erba bagnata.